Della libertà di raccontarsi cose qualsiasi, a fiumi di parole

Stare a bordo, in regata come in vacanza, conduce a parlare del più come del meno, e non necessariamente di scotte, sartiame acquartierato e forma delle vele. Il tempo è tanto, la conversazione prende piede, si allarga, spazia liberamente, varca i confini del contingente bellissimo, dei ricordi e dell’attualità. Si innescano connessioni inattese, partono le riflessioni e nuove idee, il filosofeggiare come lo humour, lunghe e gratuite esplorazioni in giochi intellettuali e ti ritrovi come niente a rivedere le tue certezze e a modificare i tuoi pensieri.

Dopo un paio di giorni sei incapace di rimettere in fila gli argomenti toccati, puoi solo constatare che i fiumi di parole sbrodolati, in realtà, consegnano all’altro solo e tutto te stesso.

Quando la nave salpa

«Quando la nave salpa per un po’ si rimane a poppa
a guardare il molo che si allontana.
Possiamo rimanerci pochi minuti o anche un’ora,
dipende da cosa lasciamo.
Poi andiamo a prua,
e allora il vento ci si infila sotto la giacca
e ci scompiglia i capelli.
È quello il momento in cui il nuovo viaggio ha veramente inizio.»

 – Paolo Ganz, “Piccolo taccuino adriatico” –

 

Colpisce aver vissuto sta roba qua e poi ritrovare le stesse emozioni scritte da un altro… Il mare parla una lingua che molti comprendono.
[Grazie a Siu per la segnalazija]

Un pericolo meno ignoto. Pioggia senza vento uscendo da Sali

[Non ricordo chi raccontava che i marinai “quelli veri” sentono la burrasca in arrivo nell’odore dell’aria, diverse ore prima che arrivi] Sulla rotta Ravenna-Spalato facciamo tappa a Sali per fare dogana, sempre coi tempi indefiniti dettati dalla quasi proverbiale solerzia delle forze di polizia croate. Ma prima o poi dovremo…

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