[Sedete in modo solidamente immobile, pensate il non pensare. Come pensare il non pensare? Non pensando. Questa è l’arte dello Zazen.]
Siamo seduti in pozzetto, lo sguardo che vaga libero senza avere nulla su cui soffermarsi in particolare. Tutto attorno è solo acqua da molte ore, lo sarà per molte altre ancora .
Fabrizio non parla da un po’ e così anch’io. Nessuno dei due è preoccupato o ha motivo di esserlo: la traversata procede bene, il giapu (timone automatico) tiene la rotta, il tempo è fantastico, il panorama e la situazione riempiono di bellezza occhi e cuore.
Mi sto godendo questo momento come un bambino al luna park. È tutto semplice e bellissimo, il tempo è come sospeso e in più… non c’è niente. Ma proprio niente. Non solo intorno, ovunque lo sguardo possa andare, non c`è niente. Nemmeno dentro di me.
Non c’è imbarazzo per il silenzio o per qualche manovra fatta male poco prima. Non c’è paura o pericolo che possa impensierirci. Non c’è tempo, un prima o un dopo. Non c’è niente da rimproverarsi. Non c’è niente che ci divida. E naturalmente non c’è niente da dire.
Non serve che guardi Fabrizio, so già che quasi certamente anche per lui è così. So che sta provando le stesse emozioni che provo io. So che è in grado di ricevere tutta la sua energia inarrestabile da questo silenzio e da questo vuoto.
Su Shasa è un po’ così. Finisci a sapere che l’altro prova quasi la stessa cosa che provi tu, e non ti stupiresti se questa cosa fosse il nulla.
Sembrerà pure banale, ma non lo è, pensare a quanto questo nulla possa essere prezioso e rigenerante, in mezzo ad un mondo che ci bombarda senza respiro, da ogni lato e soprattutto nel modo, ho l’impressione, più squalificato che si annoveri dai primordi dell’umanità.