La Barcolana compie 50 anni! Sarà la regata dei record, con 2.689 barche iscritte e tutto il mondo a guardarci. Fabrizio, che ha fatto mille lavori a bordo durante tutto l’anno (roba fortissima e fighissima!), ci ha fatto capire che intenzioni aveva iscrivendo Shasa tipo 4 mesi prima. Dobbiamo esserci!
Per me è un anno di grandi cambiamenti, e al di là delle regate di circolo (ormai diventate una costante) voglio fare quante più miglia posso appena posso. Sono sempre immerso nel limo dei bassi fondali lavorativi, ma se le #BelleRiunioni filano via lisce come da programma stilato dai saggi committenti, la mia Barcolana del Cinquantesimo si preannuncia semplicemente strepitosa… Ecco come evolve il programma:
- Fabrizio: “Shasa anche quest’anno partirebbe prima! Approfittiamo del mega-ponte di San petronio (giovedì) e partiamo mercoledì sera, rientrando domenica? Shasa potrebbe restare a Trieste una settimanella… Chi c’è?”
- Lia: “Eccomi!”
- Giuliano: “Ci sono anch’io! E poi mi fermo a Trieste a controllare gli ormeggi”
- Jacopo: “Pure io! Resterei su ad aiutare Giuliano… Non vorrei si stancasse a fare tutto da solo. E vaffanculo al lavoro!” (ho programmato di lavorare a distanza, eventualmente, tra Shasa e casa di mammina).
E puntualmente, due giorni prima della partenza la lungimirante saggezza dei committenti mi posticipa una consegna e i miei programmi di miglia adriatiche vanno a scogli mentre Shasa avanza tranquilla verso Pirano e Trieste. E vaffa, i grandi cambiamenti slitteranno poi al 2019.
I ragazzi si godono mare piatto e sole caldo, e mentre mandano selfie in maglietta qua si schiatta d’invidia. Poi Shasa trova un ormeggio riservato VIP (è il minimo, per Lei!) grazie alla Congrega dei Mati (grazie!).
Arriviamo così al Venerdì Prima Della Barcolana. Appuntamento in stazione per andare a Trieste in treno tutti insieme. Io non mi tengo e arrivo quasi un’ora prima. Sul treno siamo Fabrizio, Filippo, Marco, Pia, sua sorella Marty col ganzo Tommy ed io. C’è gioia infinita, giustificata dalla cosa strepitosa che stiamo andando a fare, e d’altronde abbiamo aspettato un anno intero! Passiamo quasi 4 ore scherzando ininterrottamente sul nulla come solo noi sappiamo fare. Dopo i primi 30’ le due persone sedute in mezzo a noi non possono più sforzarsi di concentrarsi sui loro affari e iniziano a sghignazzare sommessamente. Tommy e Marty vengono presi in mezzo come se ci conoscessimo da mille anni, giusto per far capire loro che in barca siamo tutti uguali (figuriamoci in treno!). I panini preparati da mamma chioccia Pia per tutti (!) sono la ciliegina sulla torta.
Trieste! Quanto è lunga la strada tra la Stazione e le Rive. Anche se stiamo volando sulle nostre scarpette magiche (sotto il peso di borsoni ben riforniti), Shasa sembra non arrivare mai. Ma poi siamo a bordo, e l’amore si diffonde ancora di più. Casa.
Sabato
Vado presto con Marco e Pia al Circolo per iscrivere Kils. Solo 1h di coda. Clima fantastico.
Poi imbarchiamo anche Stefania (amica locale di Lia), che viene catapultata anche lei nel mood scherzoso del nostro amorevole modo di essere equipaggio. Salpiamo per il dovuto allenamento sotto 15-20 nodi di bora, che appena ci allontaniamo dalle rive diventano anche qualcosa di più. Tipo 25-30. Figo!
Tommy e Marty, che non sono mai stati prima in barca (no, Tommy, un’imbarcazione a motore, NON È una barca), ricevono un signor Battesimo del Mare, come da tradizione shasiana, venendo obbligati ad indossare gli scomodissimi giubbotti salvagente arancio fluo.
Il mare ci fa ballare (anche di gioia) tra una virata e l’altra. Fabri assegna a ciascuno un posto e un compito. Manovriamo, sudiamo, e iniziamo ad ingranare. Ma con quest’aria no, non si può dare spi. Quindi mi metto comodo a godere del cielo azzurro e delle barche della Barcolana Classica alle quali stiamo andando incontro sulla linea d’arrivo. Delle signore bellissime e letteralmente senza età.
Quando siamo tutti ben lavati sotto rientriamo all’ormeggio. E scatta la Scuola Nodi per Marty e Tommy. Sono curiosi, hanno mille domande per tutti su tutto (mi ricordano qualcuno), e a me fa piacere fare da parafulmine, condividendo quelle poche cose che penso di sapere. E poi si fa cambusa, si gironzola negli stand del Villaggio Barcolana (ancora una volta: Grazie Bughi!), si arriva a sera con qualche birretta facendo boat watching, ma anche godendosi il far nulla. Nella massa immensa di persone che arrivano al Villaggio passando innanzitutto davanti alla nostra prua, al volo vedo Licia (la mamma di mia sorella Tris) ed è un bell’incontrarsi, così fortuitamente. Non c’è posto e momento in cui potrei sentirmi più bambìn che qui e ora. 😉
La sera ceniamo tutti, con Tris, Fabio e mammina, nell’unico postaccio che aveva ancora posti liberi (ça va sans dire). La bora ci spinge solerte a dare fondo alla grappa in pozzetto e pian piano spariscono tutti.
Domenica. Barcolana50!
Arrivo prestino in barca. Come mi piace.
Mi giro un attimo e in banchina mi passa davanti Bissi (il mio timoniere di Kils) e sono abbracci saltellanti di festa.
Dopo una mezz’oretta finalmente esce anche Filo, ancora in pigiama, stropicciandosi gli occhi. La nostra divisa oggi è la polo ufficiale #Barcolana50. Siamo bellissimi, carichissimi.
La bora di ieri è diventata molto più gentile (tanto che dopo il nostro arrivo, per chi era ancora al largo arrivare a vela sarà molto complicato), il mare è appena increspato, il cielo è sempre splendente. Pronti a salpare!
L’equipaggio di Shasa per la Barcolana50 è questo:
Jacopo: prodiere
Lia: aiuto prodiere e albero
Tommaso: tastiere
Filippo: scotte
Giuliano: scotte
Buga: libero 1 (supporto a prua e in pozzetto)
Stefania: libero 2 (supporto a prua e in pozzetto)
Pia: tuga, report foto e godimento panorama
Martina: falchetta, report foto e godimento panorama
Il grande Fabri: timone, tattica e magie
Fabri ci porta a spasso sulla linea di partenza per rilevare la linea. Ci mettiamo solo una mezz’oretta (quest’anno è stata allungata e spostata verso il mare per fare spazio a 2.689 barche!), ma intanto il ring si riempie. E con Marty, Tommy e Stefania ammiriamo barche di ogni tipo: lunghe, storiche, vecchie signore cariche di dignità, plasticoni, barchette semplici e schiette, missili di medie dimensioni e velocissimi, i mostri che arriveranno primi, poi riconosciamo anche alcune barche amiche e nemiche di Ravenna. Centinaia di barche tutt’attorno. A vederlo da qui è uno tra gli spettacoli più belli per un velista, che forse non ha pari. No, infatti non ne ha. E noi ci siamo dentro, anche noi siamo questo spettacolo unico!
Fabri scende a cambiarsi e mi lascia il timone per qualche minuto, mentre torniamo verso Trieste per poter partire il più possibile vicino alla boa. Ma anche liberi, veloci, e con tempismo, of course! Il tempo si ferma mentre il cielo esplode del rombo delle Frecce Tricolori, che fanno alcune evoluzioni davvero emozionanti sopra le nostre teste, sfiorando gli alberi delle barche più grandi. Il tempo si ferma, ma le barche no! “Stiamo attenti a non andare a sbattere eh!”
5 minuti alla partenza. È ancora bora (puntando alla prima boa verrà dalla nostra sinistra). Spegniamo il motore e Fabri si mette in modalità Pro mentre intorno qualcuno inizia a urlare prematuramente. Facciamo un bel circling, nel senso che abbiamo abbastanza spazio. Niente a che vedere con gli altri anni.
1 minuto alla partenza. Mettiamo la prua verso la linea e iniziamo a scivolare mure a sinistra mentre qualcuno viene su ancora mure a dritta. Come a quello che va contromano in autostrada mi scappa da dire “Ammazza quanti sono!”, ma Fabri è perfettamente concentrato, li schiva a poppa, trova la sua linea verso la partenza e ci si infila.
BOOM! Ecco ragazzi, siamo partiti! Il colpo di cannone ci trova leggermente in ritardo (ma almeno siamo abbastanza liberi e veloci) e vista la relativa comodità del pre-partenza credo sia la prima volta che non rischio di pisciarmi addosso per l’emozione. Ma sono comunque gasatissimo! Se vedessi qualche cosa da qui, potrei rendermi conto che siamo partiti vicino alla boa come non mai (a 500m, in realtà, rispetto ad una linea lunga quasi 2Km). Ma non ci basta per avere angolo sufficiente a dare spi. E risalire verso Trieste per poi prendere angolo e volare in poppa, una delle nostre intelligentissime tattiche possibili del giorno prima, viene scartata perché siamo in mezzo ad un vero bordello. Quindi tiriamo un unico bordo drittissimo al traverso, e va bene così.
Anche perché attorno a noi ci sono, inspiegabilmente (ma un motivo c’è! Vediamo se lo sai?) quasi solo barche più grandi. Dei 40 piedi, anche dei 45… Chi ce l’ha dà su il gennaker. Non vediamo straorze, ma un paio di gen stracciati sì. Ce ne ricordiamo bene uno azzurro-verde, che non sarà mai ammainato, a perenne monito (Mon…ito monito, tre volte monito! Controlla sempre dove passa la drizza prima dell’issata!).
Boa 1. Il vero delirio della Barcolana non è mai la partenza. Ce ne ricordiamo sempre intorno alle 11-11.10, arrivando alla Prima Boa. Perché in partenza c’è un miglio di barche schierate per la larga, che dopo sole 4 miglia devono passare tutte la stessa e unica boa. La famigerata Boa 1. È qui che assistiamo sempre a scontri, barche che si incastrano una nell’altra, urla mortali e bestemmie irriferibili.
Anche stavolta, ancora una volta, Fabri fa il miracolo. Che a dirlo ancora una volta sembra sia diventata una routine, tipo Il Capitano fa le gasse a occhi chiusi, schiva i groppi di vento e si infila in boa sempre interno ma evitando gli idioti che si incastrano.
NO, non è una routine. Strambiamo a pochi metri dalla boa e tre barche davanti a noi (tra cui una croata di 7m) finiscono per ingaggiarsi e sbattere una con l’altra a mitraglia proprio mentre la nostra prua gli passa a un metro scarso a poppa. Così, come fosse routine, no? Fabri su Shasa è torpedine, miccia, guerra lampo e fantasia, e se vuole si tira fuori un’ancora dai pantaloni e la getta nelle onde. E gli altri muuuti…
Boa 2 e 3. Lo stocchetto è come sempre troppo breve per dare spi, così io continuo ad arrugginire a prua, intrattenendomi con quasi tutto l’equipaggio. Lo spettacolo è meraviglioso. Barche bellissime attorno a noi, soprattutto ci colpiscono tanti “piccoli” sloveni e croati di 7-8m, agguerritissimi e bravissimi. Intanto arriva un altro colpo di cannone: il primo è arrivato, ha vinto la sua Barcolana 50. Ma ci sono altre 2.688 barche che devono vincere la propria (una in particolare), quindi non distraiamoci.
Il lungo lato verso la Boa 3 è ancora un bolinone. Abbiamo la prua dritta sulla boa, ma a metà lato il vento inizia a girare a scarso, allontanando la prua di Shasa dalla boa, e ne approfittiamo per prenderci il buono. Viriamo! Finalmente un po’ d’azione per il pozzetto. Incrociamo mure a sinistra un paio di barche gentili, che apparentemente ci danno acqua. Ma poi uno stronzetto che ci orza arrivando all’incrocio, così per cagare il cazzo (ma orzando rallenta, e noi passiamo con un sorriso in Fullscreen e pernacchie in Dolby Surround).
Siamo in layline e ovviamente il vento torna stabile di là, quindi riviriamo.
Quando siamo in Boa 3 davanti a noi appare la Beba, riconoscibilissima per l’ormai celeberrima mise rossoblu di Bissi. Anche loro non girano subito la boa e vanno ancora per un po’ verso Grignano. Breve consulto con Fabri: vedendo le raffiche di bora schiacciare sul mare verso terra, proviamo a tirare lungo fino ad andare a posizionarci sotto questa linea di pressione per prenderci, speriamo, un discreto calcio in culo. Beba ha già virato verso Trieste. Noi andiamo ancora lunghi.
Boa 4 e Arrivo. A quanto pare, nonostante quello che poi ci diranno diversi triestini (stare fuori, verso il mare aperto, dove la bora è più stabile) ci dice bene. Prendiamo la nostra bella spinta e iniziamo a guadagnare posizioni su posizioni in un lungo bordo mure a sinistra. È vero che il vento non è costante, ma proseguiamo veloci e va beniiiisssssimo. Prendiamo la Boa 4 steccatissimi, facendole praticamente la barba e poi dobbiamo poggiare. Viriamo, e così arriviamo mure a dritta sulla rotta “diretta” per l’arrivo (stavolta siamo noi ad avere la precedenza).
Cercando di non steccare, cercando di trattenere l’entusiasmo e cercando di non distrarre quella spaventosa macchina da guerra che è Fabrizio in modalità regata, cerchiamo affannosamente la linea d’arrivo (un antico rito che si ripete!). È come sempre lì, basta puntare sulla Stazione Marittima. Sembra non arrivare mai, ma alla fine ci siamo. Tagliamo la linea alle 13:09 e a bordo esplode un urrah strepitoso, abbracci, sorrisi enormi. E arriviamo quasi mezz’ora prima della Beba, che aveva girato alla boa di Grignano davanti a noi!
Sempre davanti agli occhi di migliaia di persone in transito sulle Rive, facciamo un’imbarazzante presa del gavitello, mentre la prua armeggia in silenzio (Eeeh… Ragazzi! Magari se mi dite quanto manca al molo evito di finirci contro!). Dopo aver ormeggiato continuano i festeggiamenti. Beviamo qualcosina, immersi nel caldo sole ottobrino, beneficiando della quasi sparizione del vento (sarà longhi per chi devi ancora rivar). E foto di rito. E ancora qualcosa da bere, perché è arrivata anche Tris. E poi arriva il momento dei laconici saluti a chi sta per tornare a Bologna via terra (e no, Filo non cede alle mie lusinghe da sirena di Ulisse e rinuncia ad essere dei nostri per quest’altra traversata).
Rientro
Molliamo gli ormeggi “prestino”. Le previsioni danno piatta dura e vorremmo arrivare a Bologna in tempo per un banale lunedì lavorativo. Lasciando le Rive saluto la folla, come da nuovo rito cervese, alla maniera di un regale inglese. Arrivederci Trieste. Poi, mentre decine, centinaia di barche stanno ancora arrivando, sfiliamo in testa al Molo Audace e parte il giochino social: saluto tutto il popolo barcolanico alzando i pugni chiusi al cielo. E faccio decine di punti (Giuliano: Vabbè, ti piace vincere facile!).
In pozzetto parte il debriefing di una due giorni (una dieci giorni, per qualcuno) unica: partenza leggermente in ritardo (eguagliare la partenza “al secondo” del 2017 era proprio impossibile!), poi siamo stati veloci, quasi come l’anno scorso. Siamo 490esimi. Ci abbiamo messo pure di meno, ma quest’anno (era la Barcolana del Cinquantesimo!) c’erano più barche grosse davanti a noi. E poi senza poter dare spi (a differenza della Beba di Bissi) abbiamo fatto un primo lato sotto le nostre possibilità (diciamolo!). Ma che bello, nonostante tutto, essere così assieme, ancora una volta, noi incrollabili dello Shasa Dream Team, e che godimento avere in barca Marty e Tommy e Stefania!
Facciamo gasolio a Porto San Rocco e poi siamo fuori, prua su Ravenna, con mare piatto, cielo terso e cuori pieni. Il tramonto me lo perdo perché scendo a dormire un po’. Quando mi alzo per dare il cambio a Giuliano è già sera inoltrata. La Lia resta a dormire rannicchiata (come suo solito) in un angolo del pozzetto ma Fabri dopo un paio d’ore di vero gelo notturno la caccia di sotto.
La notte è – fortunatamente, per me – ancora lunga e senza traffico. Poco a sud di Punta della Maestra, verso le 4 mentre Fabri gode di un meritato sonno, sono di guardia da solo e, oltre a qualche barca a vela che rientra sulla nostra stessa rotta, mi ritrovo in mezzo ad un insolito traffico di pescherecci. Devo sterzare secco diverse volte per togliere Shasa dalle loro scie, poi gli occhi iniziano a vedere cose che il cervello non riesce (più?) a mettere insieme e devo svegliare Fabri per prendere una decisione che non vedo.
Arriviamo a 20 minuti dalle dighe di Ravenna ed entriamo in un fottutissimo, orrido, spaventoso banco di nebbia. Nebbia dura, come non abbiamo mai visto. Rallentiamo a 3 nodi per non sbagliare l’ingresso tra le dighe. Ammainiamo le vele con mille antenne a scandagliare tutto attorno e poi per fortuna c’è Lawrence d’Arabia che ci porta dentro preciso ma con nostro grande timore. Siamo in mezzo all’imboccatura e se vediamo (a stento) il faro rosso, quello verde a qualche decina di metri è letteralmente invisibile. Nemmeno il riverbero. Vaffanculo!
Dietro a noi si accoda un’altra barca a vela. Ne vediamo a stento la luce in testa d’albero ma ne sentiamo bene le voci preoccupate. Costeggiamo la diga di sinistra, ma dobbiamo sempre virare non appena iniziano ad apparire gli scogli, sempre all’ultimo. Diversi pescatori dal molo ci abbagliano con le loro torce. Immagino siano increduli di veder apparire una barca a pochi metri da loro… Avanziamo lenti e tesi come corde di violino lungo il nostro ultimo-miglio-che-non-finisce-mai e all’improvviso un peschereccio ci passa a 5-6 metri in senso contrario, diretto in mare a tutta velocità. Lui ha il radar… ma Vaffanculo!
Non senza difficoltà centriamo l’entrata del marina, ma non si vede ancora niente né a destra né a sinistra, a parte gli occhi assonnati di Giuliano e Lia, che si sono alzati per l’occasione. Mentre ormeggiamo albeggia e la nebbia inizia a diradarsi. Vaffanculo!
Fabri finalmente rompe il mutismo da nebbia e scarica un po’ di tensione (Questa è l’ultima volta che entro senza vedere un cazzo, la prossima volta chiamo la Capitaneria. Vaffanculo!).
Pieghiamo le vele, svuotiamo la cambusa, raccogliamo le nostre cose e poi sospirando chiudiamo lentamente questa barca incredibilmente accogliente, e sempre più bella.
Chiudiamo la nostra Barcolana50 facendo l’ultimo passo che ci porta a terra. La conserveremo nel cuore ancora per tanti tanti giorni, rivivendola la sera prima di addormentarci, o raccontandola ad amici e conoscenti, sfogliando le foto e leggendone sulla stampa.
Ancora una volta grazie, Shasa!
Piazzamento finale di Shasa alla Barcolana50 del 14.10.2017:
- 490 in classifica generale (su 2.68 iscritti, di cui 1.644 arrivati)
- 43 in classifica generale Cat. 4 (su 277 arrivati)
- 312 in Classe Crociera (su 1,292 arrivati)
- 21 in Classe Crociera Cat.4 (su 242 arrivati)
- 4 su 11 barche identiche (JNP 999 di Baruffaldi)
- 2h38′ tempo totale all’arrivo
Aahhh, che bel! Ma il 13 ottobre 2019 arriva presto, vero..?