Croazia 2015. Quest’anno in crociera estiva siamo rimasti più a nord, muovendoci tra Pula e Ist. Sarà che il tempo era particolarmente clemente da settimane, sarà che stando a nord i più involuti modelli gravitazionali rendono la Croazia settentrionale particolarmente attrattiva per il nostro NordEst, ma abbiamo constatato un discreto sovraffollamento dei porti e dei (pochi) marina disponibili. Qui alcuni ritrovamenti faunistici…
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Il marpione (leggi: porco). Cinquantenne veneto che fa le fusa a Jovanka, la malcapitata cameriera bionda del marina di Losinj: “Come ti chiami, bella?” “Ma che bel nome Giovàna!”. Intanto, la moglie si annoia a bordo del motoscafo ormeggiato a pochi metri. La cameriera si allontana e lui si sporge per guardarne il posteriore. Ci interroghiamo a lungo su quale sia la più calzante definizione da vocabolario per indicare tale tipo (pardon) umano, ma risolviamo che non vi sia nulla di più adeguato che la biologia: lumacone, ma soprattutto porco o maiale.
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L’uomo-più-grasso-del-mondo. La sera al marina di Losinj un duo croato fisarmonica-voce intona canzoni tradizionali per i pochi avventori del bar, quasi tutti dello stesso gruppo di veneti. Tra loro, il porco di cui sopra e l’uomo-più-grasso-del-mondo, che a terra ha percorso in totale i lunghissimi 20m tra la sua barca e il bar, ove risiede ormai stanziale dal pomeriggio. E l’uomo-più-grasso-del-mondo si mette a cantare da solo e sguaiatamente, interrompendo forzatamente la già triste esibizione dei due poveri artigiani professionisti dell’intrattenimento con quella tipica assenza di vergogna di chi potrebbe bere ancora ma è già abbastanza stronzo anche da sobrio. Intorno a mezzanotte, dalle vicine barche ormeggiate rispondiamo con educati ma sonori sbadigli. La Direzione del marina per fortuna fa rispettare il coprifuoco alle 24.00, ma purtroppo senza ributtarlo a mare.
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MotosCafoni. Anche questi veneti (non dico a caso, hanno il baluardo del leone di San Marco in bella mostra), entrano in porto a tutta manetta incuranti dei potenziali pericoli e del moto ondoso provocato, che inevitabilmente sconquassa i moltissimi più piccoli di loro. Nota bene: è lo stesso motoondoso che sta uccidendo ea nostra bèa Venexia.
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Gommonauti italici in banchina guardando il cielo chiedono a Fabrizio: “Com’è fuori, ci sarà vento? E onde? Ci saranno onde?” Lui risponde tra il discreto e l’imbarazzato che secondo le affidabili previsioni di DHMZ oggi non sarà la giornata ideale per uscire, specie in gommone. Al che: “Ma no, ‘ara che ho controlàto su ilmeteo-punto-it, dovrebbe essere bèlo!”. Ah, beh, allora…
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Eliche di prua. Barche a vela di 15m battenti bandiera francese, ma evidentemente popolate da italiani (leggi: evasori fiscali!), che per uscire da un comodo ormeggio in porto o (questa è meglio) per orientare la barca al vento mentre stanno per dare àncora, danno delle gran smotorate con l’elica di prua. E da noi piccoli si leverebbe un sol grido: “Usa quel casso de manubrio, mona!”
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Il solito assioma. Se un MotoSchifo da 20-25-30m con n motori Caterpillar da KiloCC e svariati GigaHp, che avanza a 35 nodi su rotta rettilinea, scorge in lontananza una lenta imbarcazione a vela che taglierà la sua rotta dopo qualche decina di minuti dal suo passaggio, non può resistere a proseguire il suo moto rettilineo. E quindi, immancabilmente, vira per tagliare la rotta della barca a vela (passandole preferibilmente a prua) quanto più vicino gli è possibile in funzione delle capacità di governo del mezzo con soli due pollici opponibili. Tale manovra scatena sulla barca a vela bestemmie ben mirate, mimica inequivocabilmente evocativa dell’atto sessuale e/o del portare la manetta al massimo, e gradevoli ricordi dei parenti defunti del conducente il MotoSchifo e di tutti i suoi occupanti.
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Ormeggiatori-fai-da-te. Marina di Ilovik, i 2 ormeggiatori del porto comunale si sono dati alla macchia, tocca far da sé. Chi ha già ricevuto aiuto dal molo restituisce il favore alle barche che stanno entrando dopo di lui, presentando il corpo morto e passando le cime d’ormeggio. Ma i due signori veneti che hanno aiutato noi e i nostri vicini già ormeggiati, pur di far passare il pomeriggio sgomitano per essere sempre in prima fila (la logica è “Fasso tuto mi!”). Poi, a molo pieno e passatempo ahinoi finito, risalendo in barca uno dei due dice a voce alta (in dialetto veneziano): “Oh, con tutti quelli che abbiamo aiutato ce ne fosse stato uno che si è disturbato a offrirci una birra!”. Al che P. prontamente prende una pivo gelata dal frigo per rendere grazie. Ma quello aveva appena chiuso la frase con un “’I so’ morti cani!” (traducibile con “All’anima delli mortacci loro”). La birra è rimasta nel nostro pozzetto. Era molto fresca.
Lettura gustosa, che fra una risata e l’altra fa pesare meno la dura constatazione che ad una certa fauna, sia dove sia, ahimé, non si sfugge. E comunque sììì, bene facette P. a non sprecare inutilmente quella birra ;-))
“Usa quel casso de manubrio, mona!” 😀
Bella lettura, grazie per la segnalazione!