Croazia 2015. Oltre alla feroce fauna nostrana, quest’anno abbiamo comunque avuto anche il piacere di ritrovare qualche piccola diapositiva di pace e di amore, che ripaga del ribrezzo e annienta il ricordo delle schifezze umane di cui al post precedente. Quell’amore che in barca – non so perché – risalta in tutta la sua illuminante evidenza.
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Spitz. Ormeggiati nel bello e rustico porticciolo di Medulin, ci si affianca una barca a vela di 9-10m da cui scende una coppia di triestini (SVBG) sui 50-60 anni. Lei dimessa e silenziosa, ma con le maniere spicce che aveva mia nonna, si muove perfettamente sincronizzata al marito. Lui, bei baffi grigi e abbronzatura perenne, ha lo sguardo lontano di chi vive in mare tutto il tempo che può. Scambiamo due parole dopo il loro ormeggio, e da entrambi quella che promana è gentilezza e serenità allo stato puro. Lei entrando in pozzetto gli poggia una mano sulla spalla con naturalezza e lui gliela copre con la sua mano callosa. È evidente che si amano, poche parole tra loro lasciano intuire amore e fiducia assoluti, vissuti con intimità e riservatezza. Sono in crociera sulla loro barchetta (Spitz, bella e ben attrezzata), sono insieme, in posti meravigliosi, che cosa mai potrà turbarli? La mattina dopo li vedo salpare: spengono il motore e danno vela a pochi metri dal porto. Puntano la prua verso Sud, avanzando lenti, felici e uniti.
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Insieme da 40 anni. Marina di Mali Losinj. Un motoscafo con una coppia di settantenni sta per ormeggiare proprio davanti al dehors del bar affollato per l’aperitivo (lì dove qualche anno fa eravamo noi e Fabrizio… Ciùf!). Lui è un bell’uomo, e sta al timone come dietro ad una scrivania da megadirettore. Lei sembra una nonna, abbronzata e matronesca, se ne sta in piedi sullo specchio di poppa in attesa di prendere il corpo morto dall’ormeggiatore. Dai tavolini del bar inizia un altro avvincente set dello sport preferito di chi sta in porto: commentare gli ormeggi altrui. Il tutto dura pochi secondi. La signora prende al volo il corpo morto e, anziché correre a prua a tirare come matti come facciamo tutti, in due secondi lo tesa come può e lo fissa su una bitta a poppa. Lui resta impassibile in plancia e dà appena due gentili e sicuri colpetti di motore. In banchina si sentono risolini e vari- “Che casso ea fa?!?”. Intanto la signora ha già dato la cima di poppa all’ormeggiatore e la sta già fissando alla stessa bitta. Poi sfila la cima del corpo morto e se ne va a prua a rifinire l’ormeggio, mentre il marito si è mosso, lento e tranquillo, per fissare la seconda cima a poppa. A terra i bisbiglii si zittiscono di sorpresa, lasciano spazio all’ammirazione per quella manovra geniale e sorprendente, sincronizzatissima e sicura. Qualche minuto dopo scendono a terra. Sono insieme da 50 anni e vanno in barca sempre insieme, sempre da soli, lui e lei, da 40 anni. Mentre lei parla di lui le si illuminano gli occhi, lo guarda con dolcezza. Lui la sente e si schernisce ma empio di amore e rispetto.
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Giocatrici su motoscafo. Marina di Mali Losinj. Quasi a mezzanotte, stiamo rientrando verso Shasa in camminata lunare. Nel silenzio ovattato della banchina periferica notiamo un vecchio (ma vecchio) motoscafo in legno verniciato di rosso e nero. Murate verticali, poppa quadrata, vernice scrostata in diversi punti, alcune finiture in legno che ormai hanno dato tutto quello che potevano. A poppa, in mezzo a diverse cianfrusaglie, due signore di almeno 70-75 anni, si godono l’ultimo alito di brezza. La pelle cotta dal sole, non hanno per niente l’aria annoiata o disturbata degli anziani che tirano tardi o che si svegliano troppo presto. Non si capisce se sono due mogli di qualcuno o due compagne o solo due buone amiche, ma si fondono perfettamente con questa serata, con la loro barca, e l’una all’altra. Tra di noi si alzano mesti pensieri di invidia. “Ma quando avremo la loro età, quanto sarebbe bello essere come queste due? Con la nostra barchetta e un bel niente da fare, chi ci ammazzerà a noi?”. Poi notiamo che là, in mezzo a montagne di asciugamani ammassati, bacinelle, costumi e abiti stesi, cime raccolte alla bell’e meglio e vari parabordi consunti, in disparte si nota un piccolo tavolino in legno, consunto perchè molto usato. Da un lato del tavolino c’è una seggiolina, anch’essa pieghevole e di legno, dall’altro lato la scaletta che porta al ponte di comando. Si intuisce facilmente che viene usata per sedersi. Sul tavolino, il panno verde è tagliato di misura, e su questo, c’è un mazzo di carte. Le due signore non stanno giocando, ma tutta la scena, con protagonisti e scenografia è come una fotografia in cui intuisci tutta l’azione, precedente o imminente che sia. Avranno appena giocato, stanno per giocare, noi le vediamo lì, al loro tavolino, a giocare e amarsi da sempre. Le nostre amorevoli donne da terra sognano mestamente di proporre una canastina.