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Appena metti piede in barca tutto il resto scompare, conquisti una libertà vera e smetti di fare certe cose.
Smetti di prestare mezz’orecchio per un ascolto veloce alle “notizie del giorno”. Il distacco dal mondo è tale che non senti nemmeno la necessità di restare agganciato agli avvenimenti per sentirti, falsamente, membro di una società. Non ti serve un TG per scandire la giornata, quando hai tutti i piccoli fatti di bordo a darle un senso. E spesso da piccole cose nascono storie da raccontare (come queste) o piccole grandi avventure da ricordare (qui). Sarò rimasto un anarchico, ma sì, in barca sono anarchico. Siamo tutti un po’ anarchici in barca, pieni di rispetto per nopi stessi e per gli altri, guidati solo dalle libertà elementari. Ci basta sapere qualcosa del meteo, in barca, e tutto il resto non conta.
Smetti di pensare “Sono un po’ triste, cosa posso comprarmi?”. Non ti serve niente di futile, nessuna falsità. I soldi contano, ma non lo shopping, a bordo. I soldi sono davvero solo un mezzo, mai un fine. Poi spendi, certo, ma solo quando è necessario e dando il giusto valore a ogni transazione. A volte capita di perdere (in mare) un oggetto di infimo valore economico (un piombo per pescare, una cimetta consunta), e ne scopri il valore vero, quello affettivo, perché costruito sulla quotidianità, sulle esperienze, sui ricordi condivisi.
Smetti di cambiare vestito ogni giorno. Non ti serve un guardaroba fornitissimo a bordo, perché i vestiti non hanno più alcuna valenza estetica. Non servono a presentarti alla società, perché ti presenti da solo, parlando. I vestiti hanno solo la loro funzione originaria: coprirti a sufficienza, e quindi è normale usare pochi, pochissimi capi (ad esempio? 7 capi in 10giorni di Croazia: 2 magliette, 2 costumi, 1 pantaloncino, 1 pile, 1 cappello. Vedi cosa ci portiamo a bordo, sempre troppa roba).
Smetti di pensare “Quando arriva venerdì?”. A bordo vivi solo il presente, con gioia e appagamento continuo, minuto dopo minuto. Semmai, la sola prospettiva futura è quella di trovare un porto sicuro in caso di maltempo.
Smetti di guardare agli altri incasellandoli in categorie predefinite (il barbone, il logorroico, la sciantosa, il burino…). Ogni incontro, sia con i membri dell’equipaggio sia con persone conosciute per caso a terra, è un’occasione preziosa di scambiare qualcosa con delle persone. Una relazione pura e semplice, primordiale, libera. Perché come dice il Maestro Paolo Rumiz “Il mare non ha confini, non ha cortine di ferro, non ha reticolati”. Il Mare in cui noi navighiamo per diletto è lo stesso in cui migliaia di persone si buttano a rischio della loro stessa sopravvivenza per trovare una vita migliore. E’ lo stesso mare in cui pescatori con una barchetta e una rete scommettono la vita delle loro famiglie.
Smetti. Smetti un po’ tutto. E allora trovi la tua ricchezza.
Alla fine, a bordo ti rendi conto di quanto sono assurde le cose che fai a terra. E se riesci a ricordartelo un po’ anche quando sarai sbarcato, riuscirai a vivere meglio anche il quotidiano giù da Shasa.