Per fare una regata servono: vento, mare, delle barche a vela, qualche boa, un Regolamento e un Comitato di regata che lo fa rispettare. Il Comitato è un gruppo di donne e uomini, ai quali va tutto il nostro incondizionato rispetto, che anziché stare a casa o su una barca a regatare, passa la domenica ad annoiarsi per diverse ore su un gommone o su una barchetta all’ancora.
Gli eroi di questa storia entrano in azione per poche decine di minuti. Prima della regata, quando devono delimitare il campo di regata (siamo in mezzo al mare!) in funzione di direzione e intensità del vento (andando col gommone a posizionare le boe). Durante le concitate fasi della partenza, quando devono valutare eventuali partenze anticipate ed eventuali infrazioni del regolamento (precedenze non date, collisioni, insomma, dei maròni). Poi per il resto del tempo se ne stanno lì, in boa o all’arrivo, a guardare le barche regatanti che passano, annotando su un taccuino il numero di mascone (il pettorale) e l’orario di passaggio. Fine. A noi il divertimento, a loro il tempo da far passare.
È importante sapere che tra le diverse imbarcazioni su cui stanno i commissari (la Barca-Comitato, ferma sulla linea di partenza/arrivo, e generalmente 2 o 3 gommoni), le comunicazioni avvengono via radio VHF. E che tutte le imbarcazioni in regata sentono cosa si dicono i commissari.
Potete facilmente immaginare che fare il Commissario sia una cosa sostanzialmente noiosa che queste donne e uomini scelgono per dedizione alla causa velica e per il bene comune. Pensando al loro lato umano, è facile immaginare che tra di loro ci sia una conoscenza che va indietro negli anni, che viga un lessico specifico e anche che sappiano bene come occupare il tempo.
Dal punto di vista del velista, o meglio dei regatanti (in una normale regata dell’Invernale del YCR di Ravenna ci saranno almeno 120-150 persone in regata!), il Comitato di Regata è – o meglio, dovrebbe essere – un ente impersonale, giustissimo, efficientissimo e onnipresente. Come se fossimo tutti dei Paul Cayard all’America’S Cup sotto i riflettori, per noi velisti il Comitato deve funzionare al meglio, sempre, ogni maledetta domenica.
Su Shasa, ormai, di regate ne abbiamo fatte un po’, a Ravenna, d’inverno e d’estate. E abbiamo imparato prima a conoscere, e poi sostanzialmente ad amare il lato umano del Comitato di Regata. Un lato decisamente (troppamente) umano.
I garganelli
Va saputo che al termine delle regate, il circolo organizzatore offre, a terra, un frugale (ma sempre apprezzatissimo!) pranzo agli equipaggi. La cucina inizia a lavorare senza avere un orario preciso di arrivo dei commensali, perché nella stessa giornata potrebbero svolgersi non una, ma DUE regate. Se c’è abbastanza vento, la prima prova (iniziata alle 10.30) si conclude in tempo utile e si può fare la seconda regata, sempre che la fase di preparazione consenta di dare la seconda partenza entro il tempo limite (generalmente le 14.00). In questo caso, tra una cosa e l’altra, non si pranza prima delle 15.30. Per i velisti, fare due regate in un giorno vuol dire raddoppiare sia il divertimento sia la possibilità di scalare la classifica generale!
Diverse volte, conclusa la prima regata entro le 12.30, ci è capitato di assistere a comunicazioni radio ufficiali da parte del Comitato a tutti gli equipaggi che dicevano qualcosa del genere (non letteralmente, ma il senso è questo):
– No, dai, la seconda regata oggi non la facciamo… Ho visto che le previsioni sono buone, ma non è detto che questo bel vento regga… magari cala all’improvviso o gira troppo e allora dovremmo interromperla… E poi ci sono i garganelli coi piselli che ci aspettano!
Lo squelch
Sulle imbarcazioni si usa (anche per sicurezza) la ricetrasmittente radio VHF. Una radio VHF è molto semplice da usare (è proprio il caro vecchio walkie-talkie) e ha solo 4 comandi: il Volume, il selettore del Canale (ad es. le comunicazioni di emergenza vanno date sul canale 16), il Pulsante-che-va-premuto-quando-vuoi-parlare (altrimenti sei sempre in ascolto) e lo Squelch. Lo squelch serve per “tagliare” le statiche, ovvero il rumore di fondo, cioè quella specie di “Ccssshhh”che si imita con la mano davanti alla bocca prima e dopo “Volante uno a volante dueee, sonooo Gargiulooo”. Lo Squelch, se lo metti a zero senti solo scariche statiche; se lo alzi al massimo non senti niente, nemmeno le voci.
Una volta abbiamo sentito questo dialogo un po’ surreale (pensarlo con l’accento romagnolo non è fondamentale, ma aiuta a contestualizzare).
– Comitato da Gomma 1, mi sentite? [gomma = gommone, ndr]
– Avanti Gomma 1
– Comitato, se mi sentite, potete ripetere l’ultima comunicazione perché qua non si sente niente…
– Gomma 1, cosa intendi per non si sente niente?
– Comitato, Mi senti? Io ti sento proprio malissimo, ripeti per favore, non si capisce niente! Dalla radio escono solo dei fruscii incomprensibili
– Ehi, Gomma, hai provato con lo Squelch?
L’unico Pulsante del VHF
Quel giorno Gomma 1 era particolarmente in forma e poco dopo aver risolto il problema con lo Squelch ci regala un’altra perla. Più preziosa perché arriva dopo la prima.
– Gomma 1 da Comitato
– …
– Gomma 1 da Comitato, mi senti?
– … (suoni indistinti)
– Gomma 1, devi premere il Pulsante-per-parlare MENTRE mi stai parlando, se no non ti sento!!!
Da che parte è la boa
Il Comitato di Regata deve “disegnare” il campo di regata (ovvero il circuito lungo il quale si gareggia) con una forma specifica posizionando delle boe in mezzo al mare. Le boe costituiscono i vertici del circuito, quindi gli angoli sottesi tra le diverse boe sono sempre costanti (per semplicità: se il campo è un rettangolo, ogni boa va messa a 90° rispetto al lato precedente). La sola complicazione è che tutto il campo di regata va sempre orientato in funzione del vento, quindi va “girato”, ma mantenendo costanti gli angoli tra i lati (i lati del rettangolo sono sempre a 90° anche se lo ruoto). Prima di partire, agli equipaggi vengono consegnate le Istruzioni Di Regata, che descrivono la forma del campo (a triangolo, a bastone, quadrato, ecc.) e gli angoli tra i diversi lati. Così quando arrivi ad una certa boa, indipendentemente dalla rotta che fai (l’angolo che leggi sulla bussola) saprai di quanto dovrai virare per metterti in direzione della prossima boa. Perché non è detto che tu la riesca a vedere (spesso sono distanti 2-3 di Km)
In una regata primaverile, il campo di regata era un triangolo. La seconda boa era prevista “per 135 gradi, a 1,5 miglia dalla seconda”. Arriviamo alla prima, leggiamo la bussola (diciamo che era 90°), viriamo di 135°, e iniziamo a navigare al lasco sulla nuova rotta (quindi 90+135=225). Intorno a noi diverse barche, abbastanza vicine. Mancherebbe poco (navighiamo da più di un miglio) ma la boa non si vede ancora. Azz… Inizia a serpeggiare il dubbio. Vuoi che abbiamo sbagliato rotta? Ma anche se fosse, vuoi che l’abbiano sbagliata anche tutti gli altri? Può succedere che se il primo sbaglia, gli altri gli vanno dietro come paperottoli, ma ormai ne abbiamo fatta di acqua, se ne sarebbero accorti… Ci diamo qualche voce con gli altri equipaggi, e si, per fortuna siamo nel giusto: anche loro confermano che 90+135=225.
Cerca e ricerca la maledetta boa, allarghiamo lo sguardo. Abbastanza lontano (almeno 1 miglio) e circa al nostro traverso (a 90° rispetto alla nostra rotta attuale) si intravvede un gommone del Comitato, fermo. E vicino a lui una boa. Una boa del colore “giusto”. Che sia quella che dovrebbe stare davanti a noi, per 225?
Varie comunicazioni radio da varie barche (più o meno concitate. Il romagnolo aiuta a contestualizzare) con il Comitato chiedono conferme degli angoli e immediatamente dopo, compreso che altre boe lì non ce ne sono e non ce ne saranno mai, ci si fa forza e si segnala al Comitato il grossolano errore di posizionamento della boa (l’accento romagnolo aiuta a contestualizzare). Dal gommone che (probabilmente) ha sbagliato la posizione della boa, silenzio radio tombale (improbabile che abbia problemi con il Pulstante-da-premere-per-parlare).
Primo regatante: – Comitato, qua siamo una ventina di barche e siamo andati tutti per 225. Non sarà che avete messo la boa a 135?
Altro regatante: – Oh, Comitato da OMISSIS, ma diobò… 2 boie dovevate mettere giù, ciòu… Almeno la prossima l’è giòsta?
E qui c’è una pausa teatralmente perfetta (non troppo lunga, non troppo breve)
Comitato: – A tutte le imbarcazioni da Comitato. Eee.. noi le boe le abbiamo messe giù giuste. Se voi non sapete leggere una bussola…
Da tutta la piccola flotta attorno (saremo una ventina di barche), come fossimo la curva sud quando segna il capitano, si leva all’unisono un boato di risate grasse e sonore, mai udito prima in mare.
Viriamo tutti di 90 gradi, alla volta della Boia. Dalla quale un gommone, lentamente, si allontana…
Grazie all’equipaggio di Sasha per aver considerato così benevolmente la nostra attività di UdR. Lavoriamo per passione e ci mettiamo molto di noi stessi, perché amiamo la vela e amiamo il mare (o i laghi, cambia poco:)
Spero un giorno di incontrarci sui campi di regata, per il momento posso solo augurare buon Vento a tutte e tutti!