Continua la rassegna (da qui) di diapositive di maledetti dettagli, scarsamente significanti, ma che racchiudono l’anima e la voce di Shasa.
Bitte e gasse
Succede ogni volta che inizi a dare volta ad una cima d’ormeggio sulla bitta o ogni volta che devi fare una gassa su una cima, entrambe operazioni da fare generalmente senza troppe perdite di tempo. Ogni volta succede che ritorni bambino. E con gli occhi avidi e un po’ incerti di quel bambino, rivivi la prima volta che qualcuno ti ha insegnato come dare volta ad una cima su una bitta e come fare una gassa d’amante. E ricordi che mentre te lo spiegavano pensavi “sembra abbastanza facile, ma me lo ricorderò la prossima volta che dovrò rifarlo da solo?”
Puoi averne fatte a centinaia, ormai, forse migliaia, ma non puoi scappare: hai sempre, immancabile, una micro-esitazione, mentre aspetti che una voce nel tuo profondo ti ricordi come si deve fare una gassa o come si da volta su una bitta. O no?
(Perché oltre tutto, vigliacca la schifosa, c’è praticamente uno e un solo modo di fare (bene) una gassa e uno e un solo modo di dare volta ad una cima sulla bitta. Farlo male equivale a non farlo, e quindi a dover ricominciare da capo. E veloce!)
Il nodo piano alla fine della scotta della randa
La scotta della randa, quando non è armata se ne sta tutta ben avvoltolata in una bella e molto professional matassona (credo si dica è fatta su). La matasssa professional viene appesa al paranco alto, quasi sotto il boma, infilando il capo della matassa nel grillo che collega il paranco al cavo d’acciaio che entra nel boma. Tale grillo ha praticamente lo stesso diametro della scotta e una volta infilata, per trattenerla basta fare un semplice, banalissimo nodo piano. Il nodo più semplice che conosciamo. Con la funzione meno annodatoria possibile.
Tale nodo viene fatto su un capo della scotta che è di poco più lungo di quanto ne serve per fare un nodo piano (è lungo il giusto), e quindi il nostro nodo eroe non ha né troppa cima né troppo poca. È il nodo più semplice e ignorante che puoi trovare a bordo, eppure nella sua semplicità è assolutamente perfetto. È un nodo funzionalmente ed esteticamente inappuntabile: niente più dell’essenziale, niente meno del necessario, grazie a lui, sotto di lui se ne sta la regale scotta, magicamente raccolta a ciondolare dolcemente nel rollio, senza disturbare nessuno, pronta ad essere accolta nelle sapienti mani del timoniere per pochi, intensi minuti. Ma per tutto il resto del tempo, è solo il nostro semplice e dignitoso nodo piano a reggere da solo tutta l’eleganza e il peso del regno di Sua Maestà la Scotta.
Lo strozzatore della cima rossa del rullafiocco
La cima rossa che dal pozzetto va al rullafiocco (posto a prua, sotto lo strallo), viene trattenuta sul lato destro, a poppa, da un semplice strozzatore fissato alla coperta. Un pezzo piatto che sembra modernariato, in plastica dura bruciata dal sole, dal quale esce una semplice leva in inox connessa alla camma che va a strizzare la cima all’interno dello strozzatore. Mi rendo conto che sembra complesso, ma è proprio un coso semplice semplice, non ha nemmeno una molla (a differenza dei più ambiziosi cam cleat o dei solidi Spinlock)
Quando è ora di bloccare la cimetta rossa, basta premere bene la leva che strozza la cima. Premere bene, perché non sai mai se la camma sta facendo davvero presa oppure no. Inoltre, se tiri la cimetta dalla tua parte, questa è in grado di sbloccare la camma. E più di una volta infatti si è aperto nel momento sbagliato (col fiocco ridotto sotto raffiche). Quindi una volta fatta su la cimetta rossa, la tua mano corre una seconda volta e poi una terza a spingere sulla leva in inox. Non si sa mai, meglio un colpetto in più!
Dopodiché (l’ho realizzato solo ora), senza saperlo e senza volerlo, da quel coso hai cercato di startene alla larga, per la buona pace tua, sua e del capt. Ma ora è iniziato una fase diversa del nostro rapporto.
Le bussole-catcher
Quando la forma di un dettaglio è tutto.
In pozzetto, nelle due pareti frontali ai lati del tambuccio sono incastonate due bussole a boccia. Una a destra, una a sinistra. Ogni bussola è una boccia di vetro piena di liquido (olio?) in cui è sospeso un disco magnetico graduato. La boccia è trattenuta da una struttura di plastica rigida che, probabilmente figlia di un certo design “tecnico” tipico degli anni 80, conferisce al tutto una palese somiglianza con una maschera da catcher (il ricevitore del baseball) o da soldato di star wars.
Guardarle frontalmente, soprattutto quella più sfigata di sinistra, il cui vetro si è prematuramente opacizzato, ti suscita ogni volta un benevolo sorriso interiore. Torni bambino e rivedi il tuo babbo trentenne che per farti divertire indossava in casa la sua maschera da ricevitore (di seconda mano) di un’improbabile squadra valdostana di baseball (che giocò pure dei campionati con profitto).
Il geniale tendalino
Il solo fatto di avere un tendalino (gergo nautico per tenda parasole) a bordo è sinonimo di Vacanza, Sole, Caldo… Mettervi mano per aprirlo poi, quasi certamente vuol dire anche: baie incontaminate, un buon pranzo, svacco, letture rilassate, bagni in acque meravigliose con le meravigliose bimbe, momentanea sospensione dei pensieri per tutti. Raramente ha voluto dire “precario riparo dalla pioggia torrenziale” (come alla Barcolana 2012 ).
Il tendalino di Shasa è stato progettato da Fabrizio, nella notte dei tempi di Shasa. È un pezzo di leggera tela da spi delle misure giuste e saggiamente cucito, nelle cui estremità di prua e poppa scorrono i due tubi di plastica (geniali!) che, appoggiandosi sul boma, lo tengono sollevato quanto basta a starci sotto con piacere. Lungo i bordi della tela e dai tubi partono delle semplici cimette ed elastici con gancio (geniali!) grazie ai quali fissarlo all’albero, alle sartie, al paterazzo e su tutto il perimetro della barca per tenerlo ben disteso. Degli inserti (geniali!) in velcro lungo i bordi permettono poi di aggiungere delle (geniali!) “prolunghe” per avere protezione extra ai lati e verso poppa. Il tutto, una volta smontato, occupa uno spazio risibile (geniale!) e pesa solo qualche etto.
Semplice, efficace, leggero, versatile. Perfetto (Geniale!).
Dopo due giorni di srotolamento-fissaggio-smontaggio-riarrotolamento, anche chi non l’ha mai visto prima diventa talmente pratico che riesce a montarlo prima ancora di dirlo.
È praticamente una regola: ogni volta che si srotola il tendalino di Shasa, almeno un membro dell’equipaggio inneggia alla sapienza del suo designer: Ma quanto è geniale questo tendalino?! E quanto è geniale chi l’ha progettato?!
I ciappetti (le mollette)
Non solo il (geniale!) tendalino, ma anche i ciappetti (bolognese per “mollette da stendere”) fanno tanto Vacanzaaaaa… Crociera estivaaaa… Croaziaaaaa…
I ciappetti per tutto un lunghissimo anno se ne stanno lì, abbandonati in un sacchettino che sta insieme per miracolo, nel buco portaoggetti sotto la scaletta, sotterrati da manizze, bombolette di CRC, bobine di autovulcanizzante, cimette, e altre mille diavolerie che durante tutto l’inverno continuiamo a tirare fuori e riporre. I ciappetti, letteralmente, scompaiono da settembre a luglio.
Ma poi succede che un giorno, mentre tu sei a bordo da almeno 36-48 ore durante le quali hai dormito poco-niente per solcare le acque internazionali, fatto dogana (cioè litigato coi doganieri croati), hai fatto il pieno di gasolio (cioè litigato coi benzinai croati per questioni di cambio), hai fatto il cambio valuta (litigando con il cambiavalute per il tasso di cambio al limite dell’usura), hai accelerato per recuperare magari prendendo acqua vento e mare per arrivare in orario al rendez-vous con le ragazze, hai ancora dormito poco-niente (uguale a ieri), hai perso metri di lenza ed esche (cioè stasera si va al ristorante, a litigare per pagare con carta), hai imbarcato le ragazze e non sei riuscito nonostante la loro solarità a nascondere la tua irritazione da carenza di sonno e rotture di coglioni, hai bestemmiato contro il salpa-ancora che ancora una volta vaccabòia è passato un anno e ha i contatti ossidati, succede che un giorno, anzi, proprio QUEL giorno, come per magia, essi appaiono. Sulle draglie. I ciappetti.
Ecco i ciappetti, ora sì, finalmente è vacanzaaaa….