[Ricordando il giorno in cui, appena alzato e ancora in mutande, in quadrato Fabrizio disse: “Oh, non ho mai conosciuto qualcuno che ha problemi a dormire in barca”]
Già dormo poco di mio a terra ma anche quest’anno quando salgo a bordo per le vacanze estive in Croazia arrivo da una decina di giorni di lavoro a dir poco infernale, con una media di 3-4 ore di sonno per notte. Nelle 48 ore prima di partire ho praticamente lavorato ininterrottamente. La tensione di quello che era a Bologna solo poche ore fa non mi ha ancora lasciato.
La prima sera non riuscendo a partire per la traversata per problemi tecnici (psico-motori), restiamo in porto a Ravenna. Dopo un buon bicchiere e finite le ultime chiacchiere, andiamo a letto, non ancora stanchi e entrambi un po’ tesi per le incertezze sulla possibilità di partire l’indomani, rotta 96°, Bozava-Spalato. E come ogni volta, bastano pochi minuti in cuccetta e il sonno mi prende, mi fa suo, e mi sprofonda in un abisso profondissimo.
Dormo talmente bene, che al risveglio mi pare di non aver nemmeno cambiato posizione. La notte è fresca e questo aiuta molto, ma dopo 8 ore filate di sonno mi sembra di aver posato la testa sul cuscino pochi minuti fa. E tutto questo si ripete regolarmente, ogni notte, finché sono a bordo.
È il segno che ho veramente mollato gli ormeggi e la mia testa bordeggia libera, ormai affrancata dalle cose di terra. E tutto questo, non appena messo piede a bordo di Shasa.
Nei giorni seguenti di crociera croata, al mio Vero Amore, che è lontana, rivolgerò spesso l’ultimo pensiero prima di dormire, l’unico rimpianto del giorno: non averla vicina. Ma questo non mi impedirà di cadere ogni sera svenuto, a piombo, rapito dal sonno, sognando di sognarla.